mercoledì 18 luglio 2018

Sguardi marziani


Occorre recuperare uno sguardo adulto, capace di osservare la realtà senza  contaminazioni di paure infantili e di pregiudizi ideologici antichi. Occorre attingere nuovamente ai significati attuali di un universo in perenne evoluzione, in continuo movimento, il cui criterio è la dinamicità. I cambiamenti sono il paradigma psichico, spirituale, biologico e fisico su cui poggia l’universo e noi siamo ancora qui, a cercare di governare l’ingoverbabile, a tentare di arginare le conseguenze di logiche illogiche. Ad esempio. Il sud del mondo va sfruttato ma le sue conseguenze non devono sfiorare noi del nord. Quale logica sostiene tutto questo? Una logica illogica, lontana dalla consapevolezza dell’interconnessione che lega i popoli e gli uomini tra loro, cieca rispetto agli effetti di causalità iscritti in ogni sistema, per il quale un “il battito d’ali di una farfalla in un punto del pianeta può generare un uragano al punto opposto” (detto non propriamente esatto ma che rende l’idea).  Occorrerebbe una sorta di supervisione esterna. Occorrerebbe guardare ai nostri problemi, penso a quello dei migranti, con uno sguardo ampio, distaccato, neutro, uno sguardo “marziano”.  Per scoprire che oltre a correre il rischio di perdere i valori più alti dell’umano stiamo agendo come persone che ne perdono anche le caratteristiche evolutive più rilevanti: la coscienza, l’intelligenza, la creatività adattiva. Siamo poi così sicuri che la denominazione  “sapiens sapiens” che ci siamo attribuiti sia una conquista per sempre, senza possibilità di regressione? Io no, non ne sono sicuro. 

martedì 17 luglio 2018

L’evoluzione dell’umano

“L’evoluzione dell’umano si fonda sulla consapevolezza del limite e sulla grande visione. Nessun cammino, nessuna riforma, nessun movimento vitale si realizza nella miopia del piccolo orto, nell’iperdettagliamento dello sguardo, nell’arroccarsi nella propria piccola fortezza facendola divenire il centro del mondo. In ogni ambito, dalla religione alla politica, dall’economia alla psicologia occorrono visionari, donne e uomini dallo sguardo ampio e penetrante, persone afferrate dall’inquietudine dell’oltre, capaci di non prendersi troppo sul serio divinizzando se stessi, disposti all’incomprensione e alla derisione per aver avuto il coraggio di dire ciò che è sotto gli occhi di tutti ma che nessuno vuol vedere. In altre parole, come in ogni tempo umano, anche in questo tempo le tracce del futuro si devono cercare nel più inquieto dei luoghi, negli occhi insonni dei profeti, nelle parole che spalancano nuovi spazi di vita e di speranza.”