sabato 10 giugno 2017

Amore inclusivo. Libere riflessioni sul Dio uno e trino.

Quante cose nella vita ci sembrano perse e irrecuperabili. Quante situazioni, persone, vite incontrate anche per un solo attimo e fuggite tra le mani come sabbia. Spesso mi capita di voltarmi indietro e gettare sulle pareti del cuore i mille "se" della vita. "Se avessi fatto questo", "se avessi preso questa decisione", "se avessi avuto il coraggio di  quella scelta", "se non avessi trascurato quella persona, quell'amicizia, quell'amore". Mi capita anche oggi come educatore, quando un ragazzo lascia la comunità che dirigo, o un bambino non frequenta più i nostri progetti. E capita sempre. Il "se avessi fatto" è il rigurgito delle scelte. Un rigurgito con  il quale alcune volte fai presto pace, in altre invece no. Non ci riesci quando hai in bocca il sapore della sconfitta, della persona perduta, dell'amore smarrito. È per  questi motivi che trovò il Vangelo proposto oggi dalla liturgia  una risposta grandiosa alle ansie degli umani: il Maestro ci dice che "chiunque crede in lui non va perduto". È una sua fissazione. Ci ritorna spesso. Raccontandoci della pecorella, a casa di Zaccheo, e in tante  altre salse. Non vuole perdere nessuno. 


Credere in lui - sia chiaro - non è una semplice adesione intellettuale ad un libro dalle mille veritá o ad un codice di leggi chiare e precise. Credere in lui significa dargli credito, donargli fiducia, concedergli quell'affidamento reciproco che appartiene al legame dell'amicizia. Anche questo lo ha detto: non ci chiama servi ma amici. Credere in lui significa fare nostro il suo pensiero, lasciarci condurre dal suo messaggio, permettergli di illuminarci con la rivelazione autentica e definitiva del nome e dell'essenza di Dio: AMORE. 
Se credi in lui ami. Non solo lui. Ma tutti. Ami anche te stesso. E l'amore non lascia indietro nessuno, non conosce resa, gioca oltre il fischio finale sapendo che perfino negli spogliatoi si può vincere una partita, anche se apparentemente nessuno lo saprà. In fondo il Figlio é venuto proprio mosso dall'Amore che ha dato origine a tutto, da quest'Amore, che chiamiamo Padre, ha tratto forza per amarci con tutto se stesso e oltre se stesso, rimanendo in noi nel suo Spirito...di Amore. La Trinità che oggi celebriamo non é un mistero di fede ma di amore. Non é una verità intellettuale ma la dinamica di vita che muove l'universo. La si coglie con l'intuito degli innamorati, quando ci si lascia afferrare da un relazione vera e libera ma anche appassionata e calorosa. Nel più piccolo degli amori, nel gioco della fusione dei cuori e della compenetrazione degli sguardi si capisce  cosa significa essere uno ma nello stesso tempo tre. Attenzione però: quest'Amore che il Cristo ci rivela ha un carattere preciso, lo ho detto prima. Non permette che l'uomo, che la sua vita,  che il suo cammino vada perduto per sempre. Qui vi é il segreto dell'inclusione. Nessuno escluso. Nessuno indietro. Nessuno ai margini.  C'è sempre speranza. Per tutti. La Trinità non é null'altro che una logica di  accoglienza reciproca ad oltranza, che il pensiero di un Dio che odia la solitudine e che freme dall'ansia di stare insieme. Un Dio che a volte con noi sembra giocare a nascondino ma proprio come in quel gioco, quando la tensione è alle stelle, e molti credono di aver perso....proprio in quel momento corre veloce, sorridente come un bambino, per urlare alla nostra vita e alla vita del mondo " trentuno salvi tutti!!!". Si tutti. Tutti smarriti. Tutti ritrovati. Tutti amati. 

1 commento: