lunedì 14 agosto 2017

Orsi , migranti e uomo demens

Il  silenzio, l'ascolto, il riposo, il confronto mite con la creazione, l'incontro-scontro con la propria mente, quella che non va mai in vacanza, quella che non si spegne: tutto questo è "esercizio spirituale" di sopravvivenza, ribellione ad un sistema che ruba tempo e gioia ai giorni, atto spirituale necessario per restare umani. Umani, umano. Più che un punto di partenza, questo "status" culturale è una questione di lotta costante, conquista continua e mai scontata tale è il pericolo di regressioni culturali e spirituali. 

Sbirciando i giornali, tante notizie. Uccisa un'orsa in Trentino per aver aggredito un uomo. Altra notizia da toni gloriosi: "Primo giorno "zero migranti". Così l'Italia ferma l'invasione". 




Argomenti che c'entrano poco tra loro. Mondi diversi e sponde distanti queste news. Eppure il mio cervello, quello che non va mai in vacanza, ha già costruito un ponte, ai suoi occhi solido e reale.
Cosa unisce un'orso ammazzato nel suo territorio (in un periodo in cui un progetto per la salvaguardia delle biodiversità ne tutela il ripopolamento) ai festeggiamenti giornalistici per il primo giorno senza sbarchi sulle nostre coste da parte dei migranti provenienti dalla Libia? Cosa unisce paesaggi e contesti così distanti come i boschi del trentino e la spiaggia di Lampedusa?  
Un'idea a mio avviso pericolosissima: l'idea dell'uomo demens di essere il centro di tutto. Un assolutismo individualista che ci impedisce di ragionare, pensare, progettare e amare  su vasta scala. 

Cos'è la vita di un orso rispetto ad un gruppo di cittadini che si sente in pericolo? Per carità il pericolo va evitato e l'uomo difeso. Ma possibile che non c'erano altre vie come la cattura , la cattività o altri stratagemmi per difendere tutte le vite, quella dell'uomo come quella dell'orsa? Importa poco: noi siamo il centroid tutto, con prerogative di vita e di morte su tutti. Poi si parlerà di ecologia, ripopolaizione della specie ed altro. Questo lo si farà nei convegni e in TV. Ma quando si tratta di difendere un mio interesse: sono il centro e decido io. Creato, specie in estinzione, opinioni e metodi diverse per risolvere un problema di pericolo? Vada tutto a farsi fottere: sono il centro e decido io. Importa ció che vedo, sento e decido per difendermi da ciò che credo essere un pericolo: ragionamenti e pensieri vengono dopo! Eppure la capacità di pensare oltre l'istinto è ciò che ci rende umani...

Come per i migranti. Festeggiamo pure il primo giorno senza sbarchi: importa ció che vedo, sento e decido per difendermi da ciò che credo essere un pericolo, ragionamenti e pensieri vengono dopo! 

Viene dopo, molto dopo il pensare che si può risolvere un sintomo ma non la malattia. Tanto io, il centro, l'uomo dei consumi, vedo solo il sintomo (sbarchi e accoglienza) ma non la malattia (povertà, guerra, siccità, ingoistizie globali prodotte da nostro occidente, nuovi campi di concentramento aperti in Libia, come Domenico Quirico ha fortemente narrato in questi giorni). Ciò che importa all'uomo dei consumi è il proprio tornaconto immediato: nessuna solidarietà agli altri umani, nè quelli del presente nè quelli della generazione che verrà, e di solidarietà e di amore verso      le altre opere d'arte del Creatore...non ne parliamo proprio. Così pensa l'uomo dei consumi, quello che si sente il centro, l'uomo demens.

Dal canto mio non mi sento neanche il centro di me stesso, e credo che la fonte del mio vivere sia altrove...e la mia anima, il mio cervello non va in vacanza. E le emozioni non smettono di fluire. E la gioia del riposo, della spiritualità, della bellezza non anestetizzano neanche un poco la sofferenza. Per un orso abbattuto. Per migliaia di vite respinte. Destinate alla morte. Per i miei simili, ranger stupidi di un bosco meraviglioso e  pieno di risorse per tutti, guardaboschi a servizio dell'egoismo del potente di turno, che oggi come ieri, pensa solo a se stesso. 

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