domenica 14 maggio 2017

Una fiducia incrollabile, il Dio di Gesù. Libere riflessioni su Gv 14, 1-12z

Chi ha visto me ha visto il Padre. E' una frase rivoluzionaria. Che mette paura. Gesù ci sta dicendo con una chiarezza estrema che per capire cosa Dio pensa, vuole, desidera, occorre guardare a ciò che pensa, vuole, desidera Gesù. Per comprendere come Dio agisce occorre guardare a come ha agito Gesù. Tutto questo, in ogni tempo, ha messo paura perché in qualche modo ha sottratto i discepoli alle credenze religiose fondate su un sistema rassicurante di potere, culto e riti per restituirli all'essenziale: una fiducia incrollabile in un Dio che è amore, che pone come fondamento di tutto l'amore reciproco e il perdono incondizionato, che insegna che la strada della non violenza e del dono gratuito può portare alle estreme conseguenze e passare perfino dalla morte, trasformata dall'amore in un porta dolce spalancata su una vita nuova, la resurrezione. 
Questo il messaggio di Gesù di Nazareth. Questo ciò che il Padre è, pensa, vuole, agisce. Un messaggio profondo che lo Spirito continua a proporre dentro e fuori dal tempio, per le strade dei poveri e attraverso l'inquietudine di chi ricerca, tramite l'onestà intellettuale di chi scruta la Parola e i segni dei tempi e con l'aiuto di coloro che non si allineano e non si accontentano di seguire sterili dottrine. 

Papa Francesco sembra, pur attraverso momenti (forse inevitabili) di confusione comunicativa, voler ricondurre i discepoli del Maestro di Nazareth a questo fondamento cristiano, superando teologie che nel corso dei secoli sono arrivate a presentare un Dio orribile, violento e vendicativo, caratterizzato da un potere minaccioso e distruttivo, e pertanto bisognoso di essere addolcito e mitigato dalla figura di Maria. L'altro ieri a  Fatima Francesco ha detto:  Quale Maria? Una Maestra di vita spirituale, la prima che ha seguito Cristo lungo la “via stretta” della croce donandoci l’esempio, o invece una Signora “irraggiungibile” e quindi inimitabile? La “Benedetta per avere creduto” sempre e in ogni circostanza alle parole divine (cfr Lc 1,42.45), o invece una “Santina” alla quale si ricorre per ricevere dei favori a basso costo? La Vergine Maria del Vangelo, venerata dalla Chiesa orante, o invece una Maria abbozzata da sensibilità soggettive che La vedono tener fermo il braccio giustiziere di Dio pronto a punire: una Maria migliore del Cristo, visto come Giudice spietato; più misericordiosa dell’Agnello immolato per noi?

Il punto è proprio qui. 
Il Cristo non è un giudice spietato ma la via da seguire, intrecciando il proprio sentiero al suo fino ad arrivare, grazie alla sua presenza dentro il cuore di chi lo accoglie, a scoprire nuovi sentieri, con fedeltà creativa: lui ce l'ha detto, "farete cose più grandi di me". 
Il Cristo non è uno dal quale si ottengono, mediante processioni e rosari,  e la raccomandazione di qualche buon santo, favori a basso costo ma è piuttosto la vita da accogliere e da comunicare, una vita fatta di rischio, dinamicamente chiamata a mettersi in gioco per vivere l'avventura di un amore che ci restituisce al Padre e ai fratelli. 
Il Cristo non è il braccio michelangiolesco pronto a scagliare saette e fulmini sugli uomini, i quali, come la storia dimostra, per farsi del male e punirsi stupidamente  non hanno affatto bisogno di Dio ma è piuttosto la verità, che va accolta nella sua potenza scandalosa e nella sua bellezza attraente, verità che non significa insieme di dottrine ma piuttosto compendio di ciò che è l'origine e il fine dell'universo, di ciò che è essenziale per vivere e morire con fiducia: l'amore. 

In nome di questo Dio nessuno si può condannare, nessuno si può escludere, nessuno si può ghettizzare. Ma soprattutto nel nome di questo Dio, che Gesù con la sua vita di laico marginale ci ha mostrato, non si può comandare, né la coscienza né il portafogli. 
In nome di questo Dio si può solo amare.

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