venerdì 26 maggio 2017

Eternamente presente. Ascensione: libere riflessioni sul significato.

"Perchè state a guardare il cielo?". Una domanda irriverente, quasi beffarda, quella che Luca pone sulle labbra dei due uomini in veste bianca. Domande che nel suo Vangelo tornano: "Perchè cercate tra i morti colui che è vivo?".  Sembra che l'ovvietà non debba essere la caratteristica dei discepoli. Si, perchè è ovvio e spontaneo guardare il cielo mentre il Maestro sale tra le nubi, è ovvio e spontaneo restare a bocca aperta e fissare increduli un evento che lascia esterrefatti, è ovvia e spontanea la reazione di chi cerca la presenza di un cadavere nel luogo in cui in genere si trova, la tomba. 
Eppure l'evangelista ci chiede di assumere atteggiamenti non scontati: Gesù non lo si cerca tra i morti, in un al di là celebrato da una tomba sepolcrale; Gesù non lo si aspetta come un dono preconfezionato pronto a scendere dal cielo ogni volta che lo si invoca; Gesù non si trova lontano dalle fatiche quotidiane degli uomini, dai loro travagli inquieti, lontano dalle gioie e dai dolori che compongono la gamma estesa del sentire umano. 
Gesù è vivo e si cerca tra i vivi, sulla loro terra, non in cieli lontani. 
La Resurrezione ci dice che lui è presente, sempre, impossibilitato dall'amore a risultare assente. 
L'Ascensione ci dice non solo che è presente ma che il suo essere assume, attraverso la creatività dello Spirito, una forma nuova, spirituale, per la quale è impossibilitato dall'amore a distaccarsi da ogni creatura. Eternamente vivo. Eternamente accanto.


 

Presente nelle storie di difficoltà e disagio. Presente a Roma come nel cuore di Forcella. Presente nelle lacrime di un bimbo. Presente nello stupore di un anziano. Presente in una storia d'amore d'altri tempi. Presente in un matrimonio ricostruito su precendenti fallimenti. Presente nella voglia di vivere di un'amica che combatte contro un cancro. Presente nell'inquietudine di un credente che non si accontenta di una chiesa clericale. Presente, sempre e comunque tra le vicende della nostra vita personale e nelle pieghe della storia umana. Ignazio di Loyola lo diceva: cercarlo e trovarlo in tutte le cose.   E in questa eterna presenza accanto all'uomo cosa dice, cosa fa? Afferma il grande artista, missionario, medico, Albert Schweitzer: "Egli viene a noi come uno sconosciuto, senza nome, come venne allora, sulle sponde del lago, verso quegli uomini che non lo conoscevano. Dice la stessa parola - Seguimi - e ci indica le opere che vuole compiere nella nostra epoca. Ci comanda e, a quei savi o semplici che gli ubbidiranno, si farà conoscere nei compiti, nei contrasti, nelle sofferenze che dovranno sopportare in sua compagnia e, come per mistero ineffabile dalla propria esperienza apprenderanno chi è lui".
 

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