venerdì 19 maggio 2017

La fatica dei mattoni e la manifestazione del Risorto: libere riflessioni su Gv 14,15-21

"Chi ama me anche io lo amerò e mi manifesterò a lui" ma in cosa consiste amarlo? Nell'osservare i suoi comandamenti. Non qualche comandamento in generale, ma i suoi. Non un codice preesistente ma i comandamenti che Gesù ha donato, con le sue parole, con la sua vita. 
Nel Vangelo di Giovanni sono principalmente due: amatevi gli uni gli altri, lavatevi i piedi gli uni gli altri. Queste condizioni di apertura del cuore, di disponibilità ad accogliere l'altro e lasciarsi accogliere da lui, questa volontà generosa di "farsi schiavo" del bene altrui diviene la condizione necessaria per ricevere la manifestazione del Risorto. 

 

Credo che una pecca della tradizione religiosa a cui appartengo, sia quella di aver ridotto un mistero di amore ad un insieme di codici dottrinali, elevando l'adesione intellettuale a delle verità stabilite ad assoluto e separando la verità dall'amore. 
Ieri ad un incontro di preti me ne accorgevo: si parlava di divorziati risposati, di situazioni di fragilità e altro ancora. Eppure l'atteggiamento di fondo (non è colpa nostra, sono secoli di sedimentazione) è quello di chi deve giudicare chi ha ragione, chi è degno, di chi deve essere arbitro della grazia, quasi come se il Signore per donare l'amore di cui è fatto avesse bisogno del nostro placet, e attendesse magari che venissero prima risolti i "dubia" di qualche porporato amante del carnevale.   
Il fatto è che per conoscere il Risorto devi fare esperienza di un amore che libera, guarisce, che allarga gli orizzonti, che dona e perdona, senza la pretesa di condanne senza appello, sempre pronto ad indicare che alcune strade che portano alla morte ma con l'atteggiamento amante e disarmato di chi lo fa per condurre alla vita, di chi anche dietro un apparente no sa mostrare il grande si di Dio all'uomo, ai suoi bisogni di salvezza, ai suoi desideri di amare ed essere amato.
Per grazia di Dio non siamo orfani: lo Spirito della verità (al singolare, si noti) rimane in noi, dentro il nostro cuore, per spingerci a non arrenderci, a non smettere di cercare, per invitarci attraverso inedite creatività a costruire nuove case con mattoni impostati di pace e di giustizia, di tenerezza e di accoglienza. 
Se vuoi conoscere il Risorto non devi temere la fatica che questi mattoni donano a chi vuol lavorare alla causa del Regno: tanto prima o poi si scopre che ne valeva la pena di spendersi e donarsi perché sotto la superficie ruvida del materiale da costruzione vi è un terreno dolce, che custodisce il  seme di una vita nuova, bella, piena, eterna. La vita che il Risorto, a piene mani, ci ha donato.

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