giovedì 6 aprile 2017

Il pensiero, le emozioni, i bambini siriani.

Tutto ha la durata di un click. Di un like o di una condivisione. Le emozioni corrono e corrono e scorrono lacrime che diventano risate impazzite al video successivo. In fondo è il tempo del l'intelligenza emotiva. Solo emotiva. Goleman docet.  Perché il pensare, il riflettere, il sostare che pure sono caratteristiche essenziali dell' "intelligere" sembrano passati di moda ed essere diventati caparra di qualche intellettuale reazionario o pesantone di turno. Non per nulla Gabbani canta che l'intelligenza è demodè. 
Ma un'indignazione che dura un secondo può dirsi indignazione? E il dolore che cede il passo a mille commenti sulla partita di calcio può dirsi davvero dolore? Mi si dirà che sono pesante, che non possiamo piangerci addosso, che la vita continua e certamente non si può far nulla per salvare la vita di bambini e uomini nati nel momento sbagliato al posto sbagliato. Questa teoria non mi convince. Mi sembra poco umano il fatto che l'umano non possa sempre decidersi per il bene e che dalla sua decisione non dipenda il livello di bene nel mondo. Per carità, nessuno può salvare nessuno ma ciascuno può darsi da fare affinché il bene aumenti e produca pace e benessere per se e per chi ha intorno. Chi ci proporrà una fede che è azione nel tempo delle emozioni? Quale politico, filosofo, religioso? Chi inviterà ad uscire fuori dal tempio laicista o sacro che sia per cercare di salvare il volto dell'uomo nel quale qualcuno, io mi reputo tra questi, scorge il volto di Dio? Quale partito, religione, psicologia, filosofia ci aiuterà in questo?  I discepoli di Cristo, che pure hanno come nuovo comando quello dell'amore, sembrano essersi immersi nella stessa logica emotiva di tutti ed è facile trovare movimenti che più che lavorare per il bene integrale (che ha a che fare con il mondo di lassù che però comincia decisamente quaggiù) preferiscono raccontarsi tante belle storielle farcite di musica emotiva per avere un pó di pace sensoriale dai dolori di sempre: una preghiera che non ha obiettivi più vasti di una seduta di yoga occidentale. 
Ieri incontrando una scuola in visita al nostro Centro, un giovane diciassettene mi domandava: cosa posso fare io se il mondo è governato dal mercato? Gli ho risposto, forse infelicemente: puoi iniziare a pensare e a fare in modo che nessuno ti rubi il pensiero e il pensiero autentico conduce sempre al bene, al bello. E allora li dovrai avere coraggio e tramutare il tuo pensiero in bene e bellezza, decidendoti per la condivisione e la solidarietà, per la giustizia e per la pace. Ma ricorda tutto nasce dal pensiero. Anche un dolore vero per un bambino siriano (vero, non virtuale). 

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